Ho trovato coerenza rispetto a quanto anch’io osservo nelle aziende in una recente indagine IPSOS la quale mette in evidenza alcuni tratti salienti del cambiamento in atto che impattano sull’economia e la crescita del sistema Italia.
Uno di questi è la percezione delle persone che prevale sulla realtà, vista, grazie a questo, in modo negativo e inquietante.
La distanza tra percepito e reale è molto grande e influenza il clima di pessimismo diffuso e la fiducia.
La ricerca mette in luce quanto gli Italiani non conoscono il proprio Paese, i suoi dati di primato e di solidità e rileva un fenomeno di ripiegamento difensivo che è di ostacolo al cambiamento.
Questo mi ha fatto molto riflettere anche su quanto avviene all’interno delle aziende.
Una delle prime attività che faccio è quella di chiedere alle persone, in colloqui individuali, qual è la propria idea dell’azienda e di frequente scopro disallineamento nelle risposte, sia tra pari che tra linee gerarchiche differenti.
Le persone mi raccontano la propria esperienza sulla base di ciò che avvertono, senza fare riferimento a dati oggettivi. Questo ha un effetto sul loro lavoro e sulla produttività, ma, quando glielo faccio notare, si mostrano incuriositi, talvolta sorpresi e si aprono a modificare i propri modi di pensare e agire.
Quali sono quindi i suggerimenti per il leader, per accrescere la fiducia delle persone nell’azienda e cambiare quelle percezioni che ostacolano il cambiamento e il lavoro?
I leader stessi infatti, spesso senza accorgersi, alimentano atteggiamenti di sfiducia, dando per scontate molte cose, non accorgendosi di altre e interpretando sulla base del proprio percepito.
È il leader, in molte occasioni, vittima e artefice di percezione, favorendo insicurezza e fantasie pericolose.
E questo da che cosa lo si può notare?
Per esempio da come comunica con le sue persone, quando
- Fa intendere, in maniera poco chiara, indiretta, non esplicita
- Non dice, preferendo il far supporre
- Finge che non ci sia un tema, sperando che le persone non pensino e non si accorgano
Il risultato più immediato che ottiene è quello di essere percepito come non autentico. Aprendo la strada a dubbi, malcontenti e chiacchiere.
Trasformando i non detti in gocce che hanno effetto sul clima emozionale, che Stephen Covey, nel suo libro Le 7 regole per il successo, definisce prelievi che diventano pesi sul conto corrente aziendale.
Un leader fragile sa che il dato ha un impatto per dare forma alla realtà ma ha dubbi su quali dati e informazioni condividere con le proprie persone, per cui, influenzato da incertezze emotive, evita e fugge.
Il leader forte ha chiare due cose, lo scopo e i valori e supporta la sua comunicazione con informazioni e dati.
Comunica alle sue persone in modo chiaro e autentico. Si fa supportare da dati e informazioni misurabili e precisi, sciogliendo in questo modo dubbi e attivando comprensione, collaborazione e senso di appartenenza.
Cosa fa funzionare le cose in semplicità?
Condividere in modo autentico quei dati e quelle informazioni che sono fondamentali per dare oggettivazione alla realtà. Quei parametri che hanno il potere di far convergere verso uno stesso punto di osservazione e azione, e mettere in connessione tutti verso lo stesso scopo.