Da dove nascono il disagio e le difficoltà di interazione?

Uno dei motivi più frequenti di disagio nelle aziende riguarda i rapporti tra esseri umani. Manager e imprenditori si sentono frustrati perché si accorgono di quanto tempo ed energie vengono sprecate e ci chiedono strumenti e competenze per gestire le proprie persone.

Nel lavoro di coaching proponiamo loro di osservare con occhi neutri per scoprire e far emergere quegli aspetti invisibili che danno luogo ai disagi e che rendono difficile il lavoro.

Che cosa significa osservare con occhi neutri?

È liberarsi di quell’interpretazione soggettiva che è una delle abitudini più comuni e difficili da scardinare, il giudizio.

Su che cosa è utile prestare attenzione?

A tutti quegli elementi di comunicazione che gli esseri umani usano per relazionarsi e interagire e che, insieme, danno vita ad una invisibile e complessa trama di connessioni.

Osservare con occhi neutri, uno strumento che funziona.

Facciamo un esempio:

Vedo un collaboratore che guarda nel vuoto. Questo mi fa pensare che si è distratto e sta perdendo tempo.

Sveliamo in questo pensiero le dinamiche nascoste.

Nel creare questo pensiero la mente giudica “vuoto” il punto in cui pone lo sguardo, creando un link tra l’azione e lo spazio in cui si svolge l’azione stessa.

Poi, siccome è esperta, aggiunge altri due collegamenti:

Interpreta “distrazione e perdita di tempo” lo spostamento della testa e degli occhi, dando vita ad altri due link di giudizio, frutto della sua personale esperienza di “sguardo nel vuoto”.

Magari la persona sta semplicemente guardando nel “vuoto” per concentrarsi e per non farsi distrarre. Esattamente il contrario di quello che la mente dell’osservatore pensa.

Ma anche questo pensiero è un ulteriore link di interpretazione e giudizio soggettivi.

Che cosa possiamo dedurre da questo esempio? Intuiamo le possibili micce che sottendono conflitti, frustrazioni, disagi.

La capacità di distinguere un’informazione neutra da un’interpretazione soggettiva è quindi chiave per impattare sull’esito della relazione.

Facciamo ora una fantasia e allarghiamo un po’ il campo:

Vedo un collaboratore che guarda nel vuoto e penso che si stia distraendo e perdendo tempo.

Questo mi infastidisce. Ma è una cosa piccola e non glielo dico.

Mi accorgo che il fastidio non scompare, ma lo nascondo dentro di me, dando luogo ad una piccola ferita tra me e quella persona. Uno dei tanti micro nodi che poi, se lasciati lì, diventeranno un groviglio sempre più grande, che sarà poi molto difficile sbrogliare.

Completa tu, lettore, la storia.

Allarga ancora un po’ il campo… che cosa accade?

Cosa vedi? Cosa senti?

Cosa stai scoprendo?

E poi… Ora, sulla base di quello vedi e senti, che cosa scegli di fare?

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